Un po’ di storia…
Pochi sanno che la prima grande zona di pozzi petroliferi (sabbie bituminose) dell’era industriale é stata l’Alsazia, oggi in Francia. Ai nostri giorni é ormai priva di petrolio sfruttabile commercialmente, ma questa bella regione tra Francia e Germania, non lontana da Basilea e dalla Svizzera, mantiene un ricordo con il passato attraverso un museo del petrolio a MERKWILLER-PECHELBRONN.
Come si sa quella regione é passata spesso di mano tra la Francia e la Germania. A memoria, ricordo che prima del 1871 era francese, poi la Germania del Kaiser l’ha “ripresa” militarmente (con eserciti ancora napoleonici per intenderci), poi é di nuovo passata in mano francese dopo la fine della prima guerra mondiale (le guerre servono a questo, anche se questa é stata la prima guerra moderna svoltasi però, almeno all’inizio, ancora con mentalità da scontro a cavallo e fanteria) e anche Il terzo Reich di Hitler ha cercato di riprendersela e ci é riuscito (assogettandola assieme a tutta la Francia) ma, come si sa, é finita di nuovo male dopo qualche anno. Questo spiega i nomi (e anche la lingua) tedeschi in territorio francese.
Geologia
Geologicamente parlando, l’Alsazia é una stretta valle allungata e poco profonda situata tra due linee di colline che altro non sono che una manifestazione di una regione geodinamicamente distensiva (strutturalmente un Graben) oggi ormai assestatasi. Questa tettonica regionale non ha dato origine ad una spaccatura continentale come ad esempio é avvenuto per l’Atlantico. Essendoci una crosta continentale un po’ più sottile, rimane oggi molto studiata e già sfruttata per la geotermia profonda (Soultz e Rittershoffen; la prima é stata tappa in occasione dello stesso giro che ci ha portati al museo del petrolio)
Visita al museo del petrolio.
Ad ogni modo, ho visitato quel museo nel 2014 e ne sono rimasto favorevolmnete colpito. Benché piccolo, é notevole il fatto che possa far rivivere gli albori della nostra era tecnologica dominata (senza che ce ne rendiamo davvero conto) dal petrolio. Ricordo una foto in bianco e nero piu’ che centenaria ormai, che mostrava una distesa di decine e decine di pozzi di trivellazione su una pianura ormai resa sterile per la febbre dell’oro nero. Alcuni decenni dopo, la stessa immagine sarebbe passata in California. Se si raffrontano le immagini d’epoca di Alsazia e California nessuno saprebbe vedere delle differenze né dire esattamente quale sia l’una o l’altra delle due.
Perché ne parlo? Perché anche le indagini geofisiche sono iniziate qui da parte di chi oggi rappresenta un colosso dell’esplorazione geofisica. In quei primi anni di sviluppo della nuova industria petrolifera infatti, i fratelli Schlumberger fecero a Pechelbronn la loro prima misura utilizzando le proprietà della corrente elettrica che attraversa il terreno. E’ il 5 settembre 1927.
Nei ruggenti anni ’20, l’America é pero’ da almeno quarant’anni in crescita esponenziale. Le ricerche e scoperte tecnologiche vanno altrettanto veloci. Si dice che la prima linea di esplorazione sismica usando cariche esplosive sia stata fatta in Oklahoma, Stati Uniti, alcuni anni prima nell’estate del 1921. Si trattava di indagini sismiche di grande profondità (sismica di riflessione).
Esplorazione sismica in uno studio geologico
La tecnica di esplorazione sismica invece piu’ comunemente utilizzata oggi da uno studio geologico come il nostro é quella di rifrazione e non servono cariche esplosive ma un semplice colpo di martello su una piastra di metallo posata per terra per effettuare la stessa cosa anche se su scala ridotta. I geofoni disposti in linea sono infatti molto sensibili e danno un quadro spesso esauriente del sottosuolo allo scopo di preparare una documentazione tecnica preliminare in vista di una costruzione (strada, edificio, diga, ponte, ecc..) o di una sistemazione dopo una franamento.
E’ una vera e propria arte quella di interpretare il profilo simisco e pertanto ci si rivolge spesso a degli specialisti come succede anche ai medici di famiglia quando si tratta di avere un’opinione piu’ certa.